Rino Ferreri è stato per quattro stagioni, negli anni sessanta, un giocatore del settore giovanile del Catanzaro, giocando con gli Allievi, con la Primavera e con la De Martino (all’epoca la seconda squadra giallorossa). Una volta finita la carriera da calciatore, ecco il percorso da allenatore, prima con la scuola calcio del Pontegrande (di cui è stato anche responsabile) poi, tra le tante esperienze in panchina, anche Cutro e Botricello e, da ben undici anni, il ruolo di Responsabile dell’Attività di Base della nostra società. Oggi è qui con noi per parlare di questa stagione calcistica e dei nuovi obiettivi.

Undicesimo anno in giallorosso. Cosa la spinge a rimanere ancora qui? – “Il gusto di divertirsi, che è la prima cosa. La responsabilità e la soddisfazione di vedere i bambini che dall’età di 7/8 anni, partono per provare ad arrivare tra i professionisti”.

E’ soddisfatto del suo lavoro. Cosa intende migliorare? – “Non si è mai completi, c’è sempre da lavorare e migliorare. Si parte con i bambini dagli schemi motori di base con cui devono essere accompagnati nella loro crescita da allenatori non bravi, ma bravissimi sotto tutti i punti di vista”.

Quali saranno gli obiettivi di questa stagione? – “Abbiamo in quest’annata due categorie: Esordienti 2011 e 2010. Poi si scende giù con i 2012 e 2013 e infine con i 2014. Tutte queste quattro categorie hanno in comune una qualità: quella di avere dei ragazzi tecnicamente bravi e mi auguro che loro possano prendersi nel tempo le loro soddisfazioni”.

Infine, lei è stato anche un allenatore: che differenza c’è tra allenare una prima squadra ed essere Responsabile dell’Attività di Base? – “Sicuramente con i grandi il lavoro diminuisce almeno del 50%, mentre con i piccoli si hanno più responsabilità. Bisogna, quindi, essere ancora più preparati, conoscere come e dove intervenire perché poi si ha a che fare con tecnici, genitori, bambini e appassionati che ti criticano, sia nel bene che nel male, quando vengono a vedere le partite. L’importante però è cavarsela sempre e lavorare con la coscienza a posto”.